Zerba si trova in Val Boreca, e si raggiunge seguendo la SS 45 Piacenza – Genova, per poi imboccare la S.P 18.
E’ il comune meno popolato e più occidentale dell’Emilia Romagna.
La Val Boreca, formata dal torrente Boreca affluente della Trebbia, è collocata nel cuore delle 4 Province, quella zona dell’Appennino dove le montagne di Piacenza, Genova, Alessandria e Pavia confinano e sono accomunate da usanze e tradizioni.
Il paesaggio montano è straordinariamente bello e incontaminato: le montagne ricche di acque limpide sono coperte da praterie alte sopra i boschi mentre il fondovalle è caratterizzato da strapiombi sul Boreca.
Una leggenda narra che Zerba sia stata fondata da alcuni soldati cartaginesi dell’esercito di Annibale che si ritirarono in queste zone dopo la Battaglia della Trebbia (Rivalta, 218 a.c.).
Sarebbe questo il motivo della somiglianza tra alcuni toponimi della Val Boreca e alcuni toponimi tunisini: Zerba/Djerba, Suzzi/Sussie, Bogli/Bougie; anche un’antica mulattiera è chiamata la Strada di Annibale.
Facendo un grande balzo temporale, come le zone circostanti, Zerba fu ceduta in feudo ai Malaspina del Ramo Secco (Pregola) che furono i tenutari della zona fino alla soppressione napoleonica.
Zerba è un piccolo borgo ricco di storia formato da 5 raggruppamenti ciascuno caratterizzato da un monumento
- nella parte alta Villa Soprana si trova la chiesa di San Michele Arcangelo, patrono del paese. Nel medioevo fu una cella monastica alle dipendenze della chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia. Inoltre c’è un rustico segnalato dal XVI secolo, probabilmente casa Malaspina;
- a Villa Lisamara si può ammirare la vecchia fontana ancora funzionante;
- a Villa Scarbione c’è Municipio del XX secolo;
Villa Stana e Villa Fontana sono due punti da cui si accede facilmente al Castello – tratti di mura e una torre cilindrica – che fu avamposto dei Liguri.
Nei caratteristici ristoranti la cucina è quella montanara con contaminazioni lombarde, liguri e piemontesi.
Vengono serviti gli gnocchi di patate, specialità del paese, i ravioli con il “tucco” (sugo di ragù e funghi), risotto ai porcini, zuppe di legumi, selvaggina con polenta, torta di nocciole e castagnaccio.
L’offerta dei vini spazia da vini locali, ai piemontesi e a quelli dell’Oltrepo’ Pavese.
A Zerba hanno ricominciato l’attività di recente un ristorante ed un negozio.
Il Comune di Zerba e i dintorni sono una palestra a cielo aperto.
Il turismo è prevalentemente fatto di persone che amano camminare e che nella stagione invernale vanno a sciare.
Le mete preferite degli escursionisti sono i monti Alfeo (1650), Cavalmurone (1670), Chiappo (1700), Tartago (1688) Lesima (1724) tutti tra le vette più alte dell’Appennino. Sono in corso progetti per mettere in comunicazione gli abitati del comune ripristinando le antiche mulattiere percorribili anche in mountain bike. Nelle vicinanze si trova la nota località turistica di Capannette di Cosola.
A Zerba è attiva da 55 anni una Pro loco che si prodiga per animare le serate agostane e settembrine.
Il primo appuntamento della stagione è tra il 6 e il 12 agosto con la festa della Madonna della Neve, la Polentata il 14 agosto e la festa patronale il 29 settembre per San Michele, con tradizionale Gnoccata e mostra dei prodotti della montagna.
Importante è anche visitare il borgo di Cerreto con le caratteristiche case in pietra e la Chiesa di San Rocco fondata nel medioevo.
Elemento interessante e più unico che raro è il mulino dalla forma circolare, negli anni 50 del secolo scorso fu installata una turbina elettrica e il vicino B&B lo apre su richiesta.
Un altro abitato interessante nei dintorni, appartenente al comune di Ottone, è Bogli. Per gli amanti della musica classica è noto che il borgo ha dato i natali agli avi di Arturo Toscanini. Il suo toponimo è curioso perché fa riferimento ad un secchio e lo stesso paese appare morfologicamente in un catino.